Marketing inclusivo: come investire nella diversità

Marketing inclusivo
Come investire nella diversità


Mentre la società si fa sempre più complessa e rispettosa della diversità, le aziende cercano di modificare la propria strategia comunicativa, in modo da ripensare i valori del brand e sostenere determinate cause. Si chiama Marketing inclusivo: ecco cos’è e perché è importante nel 2022

Grazie alla comunicazione digitale, i brand investono sempre di più sull’attualità. La vendita di prodotti e servizi è infatti quasi sempre collegata a fatti di cronaca, fatti sociali. Il tone of voice utilizzato in pubblicità e advertisement può denotare o meno una tendenza all’inclusività dell’azienda, valore sempre più apprezzato dalle generazioni più giovani.

marketing inclusivo cos'è

Fare marketing inclusivo significa quindi conoscere il proprio pubblico e aiutarlo in cause sociali di ampio respiro. I metodi di azione sono diversi, non sono codificati universalmente e rispecchiano la sensibilità del singolo: alcuni possono limitarsi a celebrare specifici valori, altri – invece – possono creare prodotti o servizi appositi per chi si sente escluso dalla società discriminatoria. Ecco, quindi, tutto quello che c’è da sapere in merito.

Le ricerche sul Marketing Inclusivo

A certificare il rinnovato interesse per tematiche sociali anche in Italia sono diverse ricerche di mercato. In particolare l’indice di riferimento è il Diversity Brand Index. Si tratta di un parametro che – secondo una prospettiva customer based – valuta il livello di inclusività delle aziende italiane. I dati più aggiornati risalgono al 2021: secondo diversi studi su un campione rappresentativo, l’88% degli intervistati ha dichiarato che l’inclusività influenza decisamente l’acquisto di un prodotto. D’altra parte aziende ritenute non inclusive possono sperimentare un calo delle vendite fino al -90%.

Si è calcolato, quindi, che aziende percepite come attente al sociale hanno guadagnato il 23% in più rispetto a quelle meno gradite dal pubblico. È un trend in rialzo da diversi anni che esploderà a breve. Lo stesso gruppo di ricerca ha assegnato dei premi ad aziende che operano in diversi settori. Sul podio italiano, ad esempio, risultano Google e Rai. Il motore di ricerca è stato premiato per l’attenzione verso l’orientamento sessuale degli utenti; l’emittente di Stato per le iniziative volte all’inclusione dei non udenti. Non a caso la suddetta ricerca ha anche evidenziato come il passaparola sia cresciuto per l’85% in caso di aziende attente a queste tematiche.

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Inclusione sul lavoro: non solo comunicazione

È un dato di fatto che il marketing inclusivo potrebbe rivelarsi un boomerang per chi lo pratica senza convinzione. I consumatori, molto più informati rispetto al passato, sono molto sensibili a notizie relative abusi, comportamenti scorretti e discriminatori, seppur in ambito privato. Non a caso è stato coniato il termine “rainbow washing” per tutte le aziende che ostentano impegno sociale ma discriminano nel privato.

Offrire l’esempio significa, quindi promuovere parità di genere e salariale, creare servizi accessibili e promuovere il benessere dei dipendenti. I propri collaboratori sono il miglior biglietto da visita di cui si dispone: creare condizioni di lavoro che li faccia sentire al proprio agio aiuta a creare un mood positivo intorno al brand. In tal caso il ritorno sarà assicurato.

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Come essere inclusivi nella comunicazione

Naturalmente non a tutti è richiesta una particolare attenzione verso questi aspetti. Il grado di coinvolgimento è demandato alle sensibilità dei singoli: snaturarsi non è mai una buona idea. Ma nel caso si vogliano modificare i valori del brand per adattarli alle nuove esigenze della società, è bene fare attenzione al linguaggio utilizzato.

Bisogna infatti evitare a tutti i costi un linguaggio sessista, poco professionale, troppo diretto e troppo aggressivo. Il pubblico a cui si parla è sempre più vasto, e ogni persona che compone l’audience chiede di essere inclusa sotto l’ombrello del brand.

Il nostro consiglio è sempre e comunque quello di utilizzare il buonsenso: perifrasi e riformulazioni di frasi possono sostituire complesse valutazioni grammaticali. Invece di utilizzare il controverso asterisco che “copre” la desinenza di una parola, si può utilizzare una perifrasi. Altro esempio riguarda la corretta declinazione dei nomi al femminile secondo le regole grammaticali. Insomma spaziare nei limiti della lingua italiana.

Ecco perché, specialmente nell’ambito dell’advertising, bisogna sempre preventivare le parole da utilizzare in pubblico e mai abbandonarsi all’improvvisazione. Un buon calendario editoriale condiviso con strategist e copywriter aiuta a ponderare le uscite pubbliche, evitando campagne che possano dare adito a polemiche. In altre parole, l’usato sicuro e l’impulsività sono assolutamente deleteri per un brand che si affaccia al futuro.

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